Questa mia foto risale ai tempi che ho lasciato il mio adorato paese Iran
I miei racconti continuano cosi' :
Ho
lasciato Teheran, il 15 agosto ‘84, e la mia vita è totalmente
cambiata. Ho fatto il viaggio con mio fratello Sharokh; dopo la morte
di mio papà, Agha joon, nell’82 è stato Sharokh a prendere in
mano l'attività di mio padre e avere cura di noi. Sharokh, con il
suo cognato e socio d'affari Fariborz, faceva import/export di pezzi
di ricambio per automobili con gli spagnoli, e loro due avevano
comprato un appartamento a Sitges, una cittadina di mare famosa per i
gay, a 34 kilometri da Barcellona. Con Sharokh avevamo preso l’aereo da Teheran
per Francoforte, e la nostra destinazione finale era Madrid e io dopo qualche giorno andavo a Sitges.
Era
la prima volta che prendevo un aereo; prima di quel viaggio ne avevo
fatto uno in Turchia e Grecia con l'università, molto piacevole, ma
in pullman.
Appena
l'aereo è decollato da Teheran si è fatta una lunga coda di tutte
le signore davanti alle toilette per truccarsi e togliersi il foulard
e soprabito obbligatori, imposti dalla repubblica Islamica.
In
Iran tutte le donne sono costrette a coprire e nascondere i capelli, le loro grazie e
curve mettendo i soprabiti larghi e
foulard in testa quando escono da casa. Naturalmente ci sono quelle che sono praticanti, e
loro lo fanno volentieri , ma la maggior parte delle donne sono
costrette a coprirsi in pubblico, e non obbedire vuol dire la
prigione. Allora immaginiamo che gioia grande per le donne iraniane liberarsi
da tutto ciò, una volta che sono in volo, via dall'Iran.
E
arrivati a Francoforte, aspettando l'aereo per Madrid, vedevamo
alcune di quelle signore che erano in aereo uscire dai bagni
dell'aeroporto, ancora più belle ed affascinanti di prima.
Al
nostro arrivo a Madrid vedevo tutto il mondo colorato, i Grandi
Magazzini, passavo ore dentro il grande magazzino “El Corte
Engles”, la gente allegra e vestita leggera e divertente,
supermercati pieni di tutti prodotti, profumi nell'aria, la notte
vivace e tanti locali aperti fino a tardi con la musica, vedevo
fidanzati baciarsi in pubblico, anche con la lingua!
Tutto
per me era straordinario e mi faceva felice, ma allo stesso tempo mi
faceva pensare all'Iran, e alla sua vita esattamente al contrario di
quella che trovavo a Madrid, ai giovani, alla mia famiglia e ai miei
parenti.
In Iran poco
dopo la rivoluzione del '79 e subito dopo la guerra con l’Iraq,
tanti prodotti indispensabili per mangiare come riso, olio, carne,
latte, uova, etc., cominciavano a scarseggiare. Questi prodotti si
potevano prendere a prezzo adeguato solo con dei coupon distribuiti
alle famiglie dal governo in ogni quartiere. La quantità era molto
limitata, ridicola, per esempio un chilo di pollo alla settimana per
una famiglia di quattro persone.
E
poi si trovavano quasi tutti i prodotti a prezzo di mercato nero,
10/15 volte più del prezzo normale, nei negozietti piccoli;
supermercati grandi con scelta di tanti prodotti non esistevano. Ogni
quartiere avvisava che, per esempio, era uscito il coupon n.1 per il
pollo, oppure il n.3 per le uova, e per parecchio tempo l'argomento
di parenti e famiglie era dare la notizia di quale coupon abbinato a
quale prodotto era uscito, e naturalmente si doveva fare la coda
davanti ai negozi per prendersi la roba da mangiare.
Allora
potete immaginare che gioia e rabbia per un iraniano vedere
all'estero tutto il ben di Dio a scelta, al prezzo normale, e non al
mercato nero e col prezzo alle stelle.
Una
rabbia vedere fuori all'estero, i ragazzi, giustamente, mano in mano in pubblico a
baciarsi e a scambiarsi affetto, e in Iran vedere le guardie dei
Pasdaran per le strade a controllare se le ragazze erano coperte
dalla testa ai piedi, anche in estate con 40 gradi, arrestare le
donne, secondo loro troppo truccate e provocanti se avevano rossetto
sulle labbra, oppure portare via due giovani fidanzati perché mano
nella mano, e interrogarli sulla loro parentela, se sono sposati o
no.
C'erano donne “guardie della rivoluzione” in macchina che giravano
per le città a "dare lezione" alle povere donne che uscivano truccate,
queste guardie mettevano una lama dentro il fazzoletto, e facendo finta di
toglierle il rossetto davano un taglio, e naturalmente insultavano il
compagno della donna dicendo che lui è uno senza pudore a lasciar
uscire la sua donna in modo così “volgare”. In Iran con la
Repubblica islamica il diritto di ogni donna di vestirsi bene e
truccarsi e farsi bella per uscire era diventato un crimine, e la
gente, se non rispettava le regole, veniva punita con insulti molto
umilianti e arresti...........
Continua
E' terribile quello che lei ci racconta negli anni bui dell'Iran! Posso portarle una testimonianza positiva? Questa estate sono stata nel suo splendido paese, Teheran, Isfahan, Shiraz e monte Damavand, ho incontrato persone meravigliose, accoglienti e gentili, e ho parlato con donne ben truccate e ben vestite, con solo un piccolo foulard in testa, spesso colorato. Tanti negozi pieni di ottimi prodotti, ottimo cibo e tante famiglie nei parchi pubblici, a passeggio o a mangiare nei ristoranti. Certo in una semplice vacanza non è semplice capire l'essenza di un paese, i suoi problemi, ma ho trovato un popolo vitale ed un paese ospitale. Desidero tanto tornarci di nuovo!
RispondiEliminaCara Deborah tutto quello che racconto sono la mia vita vissuta in Iran fino a 1984 e come noti parlo di subito dopo la rivoluzione e subito dopo la guerra tra Iran e Iraq nel 1980. Questi sono testimonianza vera e vissuta da me, e per fortuna che adesso vedi tutte quelle donne meravigliose che continuano a "lottare" con sistema solo per uscire piu' truccate e allegre come prima e viva alle donne iraniane e loro coraggio ! Iran e' un paese meraviglioso e io veramente spero di tornare dopo tanti anni. Grazie della tua giusta testimonianza . Un abbraccio da Shoreh
EliminaConfermo, per qualche tempo mio zio è stato sposato con un'iraniana. I racconti che faceva lei e quelli della sua famiglia, che alla fine è scappata tutta (genitori e tre fratelli sparsi per il mondo), sono perfettamente coerenti con questo. I guardiani della rivoluzione poteano fare quello che volevano alle donne, compreso assestare un colpo col calcio del fucile in pieno viso, in base alle loro ossessioni. E se adesso il foulard "è piccolo" ciò non toglie che rimane comunque un obbligo per legge e questo è assolutamente inconcepibile. La fede non si impone per legge a centimetri di stoffa né à fazzoletti sfregati sul viso altrui, con coltello ma nemmeno senza!
EliminaCara Pellegrina assolutamente si. Concordo tutto. Ben detto. Grazie di cuore . Ti abbraccio forte
EliminaFigurati, Shoreh. Dire la verità è un atto dovuto, anche se per qualcuno rimane un optional. Un abbraccio a te.
EliminaSpero che la mia testimonianza non sia stata interpretata come un modo per minimizzare il problema della libertà personale in Iran! Ho solo riportato ciò che ho visto e credo che il meraviglioso popolo iraniano stia portando avanti "silenziosamente" un grande cambiamento che va riconosciuto e appoggiato. Credo che sia prossimo il tempo in cui il passato buio sarà allontanato da un futuro luminoso!
EliminaTi ringrazio cara Deborah e comprendo assolutamente quello che dici e lo condivido. Viva il popolo meraviglioso iraniano !
EliminaMolto interessanti questi tuoi racconti Shoreh, grazie :)
RispondiEliminaMi fa molto piacere cara Giulia . Ti ringrazio e ti abbraccio forte forte
EliminaLe donne obbligate a mettere chador? Io sono nata a 83 e le foto che ho di mia madre e mie zie sono con manto non chador anche se sono credenti :)
RispondiEliminaCiao Somi Af, meglio dire Hijab or detto in persiano Hejab invece della parola chador :)
EliminaEri molto bella e li sei ancora.... per noi in Europa e tanti altri posti... è impensabile avere certe costrizioni... ne siamo al corrente perché magari ci si tiene informati tra libri .. giornali ma sopratutto da una mia cara amica Mahnos.. ma credo che tra il essere informati e viverlo... sono due cose ben diverse.
RispondiEliminaSo che l Iran è spettacolare... ultimamente ho letto un libro di un Iraniana che vive a Parigi e che è tornata nel suo Paese dopo 37 anni... ha visitato tutte le città della sua gioventù... lei è di Teheran come te e l amica mia... ha parlato della cultura della religione dei usi e costumi dentro casa e fuori ... del cibo .. nominando diverse ricette ... che poi ho provato a fare... adoro la vostra cucina... descriveva talmente bene tutto che mi sembrava essere là... spero di andarci una volta.... amo l Iran.
Un caro abbraccio e scusa se mi soni dilungata.... aspetto il seguito.. a presto
Mia cara Adriana scusa se ti rispondo cosi' tardi. Grazie per la tua testimonianza e il tuo interesse per la nostra cultura e cucina. Ti auguro di cuore di visitare Iran un giorno , io la nostalgia ne ho tanta tanta. Un abbraccio forte da Shoreh :)
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